INTERVENTO - Sulla questione campi ROM nella TusciaE’ passata da poco la giornata della memoria. Anche nella nostra provincia sono state decine le iniziative dedicate allo sterminio degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali, degli oppositori politici. Nei prossimi giorni la Provincia di Viterbo organizzerà un viaggio ad Auschwitz con le scolaresche. Tutto bene, tutto giusto.
Ma possibile che la memoria di quegli avvenimenti non ci dica nulla rispetto a quello che sta avvenendo in queste ore?
Non voglio fare alcuna polemica, ma considero semplicemente assordante il silenzio della Provincia rispetto alle prese di posizione (in alcuni casi dichiaratamente razziste) che stanno accompagnando l’ipotesi di trasferimento di alcuni campi rom dalla Capitale o rispetto all’approvazione, da parte del governo, di quelle che il settimanale Famiglia Cristiana ha definito le nuove leggi razziali.
Diversi sindaci e forze politiche, da giorni, non fanno altro che cavalcare le paure e le inquietudini che attraversano anche i nostri territori, alimentando psicosi, attraverso dichiarazioni esagitate ed irresponsabili che rischiano di fomentare azioni e pratiche razziste.
Luoghi comuni e stereotipi non molto diversi da quelli che settanta anni fa venivano utilizzate per giustificare lo sterminio di mezzo milione di zingari.
A nulla valgono gli appelli del capo dello Stato e dello stesso presidente della Camera ad evitare pericolose equazioni tra gli immigrati, interi popoli e gli atti delinquenziali di singoli.
A questo bisogna aggiungere che, in queste stesse ore, un governo estremista e irresponsabile, approvando il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, introduce d’urgenza nel nostro ordinamento le ronde dei cittadini, nonostante le perplessità manifestate dalle stesse forze di polizia, accampando la più ipocrita delle motivazioni: lo facciamo per contenere la furia del popolo.
Spacciano le ronde come freno alla giustizia “fai da te”, cioè alle ormai frequenti aggressioni di malcapitati colpevoli di essere stranieri o senza fissa dimora.
Ma è proprio il decreto governativo a proporre agli italiani di militarizzarsi.
Berlusconi riconosce che gli stupri sono in calo del 10% nella penisola. Ma più delle statistiche, vale il marketing sociale, il grande clamore suscitato dai recenti episodi.
La destra populista e berlusconiana trova nell’insicurezza il suo principale fattore di radicamento territoriale, le ronde vengono proposte per il loro carattere simbolico di strumento di riconquista di un ambito esterno (percepito come ostile) al domicilio privato. Certo, c’è chi minimizza.
Come già si è fatto con l’idea segregazionista delle “classi ponte” per i bambini stranieri, con i cancelli ai campi rom, con l’incoraggiamento ai medici a denunciare i pazienti sprovvisti di permesso di soggiorno.
Cosa volete che sia? Le prossime tappe c’è da scommetterci saranno le normative differenziali sull’erogazione dei servizi sociali (agli italiani si, agli stranieri no, e pazienza se pagano anch’essi le tasse); seguirà il distinguo nei sussidi di disoccupazione (c’è la crisi, non possiamo mantenere gli stranieri, e pazienza se hanno versato i contributi).
Così, un passo dopo l’altro, in marcia dietro la bandiera di una guerra interna che non si ferma di certo agli stupratori, cresce l’assuefazione alla barbarie.
Non sarà il caso che le istituzioni territoriali, a cominciare dalla Provincia, che si appresta ad organizzare il viaggio della memoria ad Auschwitz, incomincino a far sentire la loro voce su questi fatti che parlano la lingua di un moderno e subdolo razzismo?
Giancarlo Torricelli